In questi giorni quante volte abbiamo sentito questa esclamazione? e quante volte si è evocato il potere educativo della scuola? Forse è ora di smettere di prenderci in giro: il problema della violenza sulle donne e della violenza in generale è qualcosa di molto più ampio e complesso che sicuramente non esaurisco io in queste poche righe, ma la rabbia è tanta e qualcosa la voglio dire.
LA SCUOLA
La scuola viene sempre evocata quando ci sono mancanze educative molto più ampie e su cui la scuola può fare pochissimo. Da più parti spesso si sente dire che la scuola non educa più, spesso chi lo dice non sa nulla di scuola e nella scuola non mette piede da innumerevoli anni. Pensate a quando si levarono proclami sul fatto che a scuola si dovesse reintrodurre l’educazione civica… ma dalla scuola l’educazione civica non è mai uscita, salvo poi dover proteggere i “giuggioloni” da brutti voti, sgridate, note, pena l’arrivo di genitori infuriati perché i “giuggioloni” subiscono traumi.
Genitori che giustificano qualunque cosa: i continui ritardi (perché spesso quelli in ritardo sono loro, oppure perché il “giuggiolone” si è addormentato – peccato che avrà dormito forse tre ore dopo essere stato tutta la notte a giocare a Fortnite); la mancanza di rispetto verso il professore (il “giuggiolone” è nervoso, è stressato); il disattendere compiti, verifiche (il “giuggiolone” ha i tornei di calcio, lo sport è salute); il venire vestiti in modo assolutamente discutibile con i pantaloni a mezzo-culo – scusate ma rende l’idea, o magliettine che coprono a malapena il seno per lasciare in bella vista l’ombelico anche con -3° (ma è la moda, ognuno è libero di vestirsi come vuole, i nostri “giuggioli” hanno diritto di esprimersi anche attraverso il dress code). Allora mi chiedo: di quale educazione civica stiamo parlando?
Ogni volta che la scuola osa educare viene aggredita, affossata, vessata.
La scuola continua, malgrado tutto ad educare, ci prova con i mezzi che ha e come può, non per legge, ma per il fatto che è consapevole di dover formare gli uomini e le donne di domani che saranno portatori e portatrici di valori oltre che di competenze. Sono altre le agenzie educative che latitano: la famiglia, la comunità, la politica., i media.
Ora che abbiamo assistito all’ennesimo atto di violenza, si grida a gran voce il bisogno di un’educazione all’affettività a scuola, si delega di nuovo alla scuola perché si è incapaci di guardare alla complessità del problema, si delega e ci si mette a posto la coscienza. Si riempiono le scuole di psicologi (non me ne vogliano gli psicologi), ma guai a parlare di pedagogisti che sono in realtà gli esperti dell’educazione; sono quelli che potrebbero affiancare insegnanti, genitori e ragazzi con progetti educativi in sinergia tra loro, e dopo ben vengano gli psicologi laddove è necessario.
Sono amareggiata e stanca di vedere che si affronta la complessità con soluzioni semplici e troppo poco ragionate, è come svuotare il mare con il cucchiaino da caffè.
ABBIAMO CHIUSO LA FRUSTRAZIONE FUORI DALLA PORTA
Spesso sono in disaccordo con Crepet, ma ha ragione quando dice con forza che facilitiamo la vita dei nostri pargoli a partire dall’infanzia: siamo sempre lì pronti e disponibili agli ordini di piccoli tiranni che non devono rischiare di patire il benché minimo rifiuto. Mi raccontava una mia cara amica di essere stata ripresa in modo piuttosto aggressivo da un signore seduto sotto l’ombrellone accanto al suo, per aver ripreso il figlio e impedito di andare in acqua per un’ora come punizione. Secondo l’esimio “psico-pedagogista” da spiaggia la mamma stava umiliando il suo “giuggiolone” che, povero, doveva rimanere sotto l’ombrellone mentre gli altri si divertivano.
Abbiamo privato i bambini e i ragazzi del gusto dell’attesa, è un gusto che è anche una piccola frustrazione che educa ad avere tempi più dilatati fatti colmi di speranza e impazienza. Tutto viene anticipato: il regalo prima del compleanno (perché il “giuggiolone” se lo merita, in fondo è sempre bravo); i regali di Natale scelti in anticipo (almeno il “giuggiolone” riceve ciò che realmente desidera e di cui ha bisogno, guai ad una sorpresa sgradita, è frustrante!); accontentarlo in tutti a costo di sacrifici enormi, mai che si dica un NO.
Il NO è impegnativo, richiede spiegazione, negoziazione, suscita rabbia e proteste in chi lo riceve, sentimenti che vanno gestiti e sopportati da chi quel NO ha deciso di dirlo. Il NO è frustrante per chi lo dice e per chi lo riceve.
Il NO è la sofferenza di aver dato una delusione al nostro “giuggiolone” che forse grazie a quel NO ha l’opportunità di crescere.
Reggere questa frustrazione è il prezzo che non siamo più disposti a pagare, meglio vivere anestetizzati, facendo finta che tutto sia facile e che tutto vada bene come nei selfie che pubblichiamo, sempre sorridenti, felici, sereni.
SIAMO ADULTI ADOLESCENTI O ADOLESCENTI ADULTI? Io non lo so, ma di certo mancano dei riferimenti seri, forti e coerenti che facciano da sponda agli adolescenti o a questa adolescenza infinita. E ancora manca il coinvolgimento di tutta una fetta di professionisti dell’educazione che sono tenuti fuori da qualsiasi processo decisionale, politico, scolastico e sociale.
SIAMO DEGLI OGGETTI TRA GLI OGGETTI
La persona è ormai oggettivata, merito dell’educazione? della scuola? No! Merito o demerito di una società che dà un prezzo a tutto e di una tecnologia che espone gli individui in una specie di vetrina sempre aperta e disponibile: OnlyFans è solo la punta dell’iceberg, dove corpi più nudi che vestiti si mostrano e guadagnano. Quanti genitori sono consapevoli che i loro “giuggioloni/e” si mostrano o frequentano questa piattaforma? Quanti genitori o adulti di riferimento ascoltano i testi delle canzoni trap, rap, metal? Non esistono persone, esistono corpi che vanno usati e abusati in nome di una presunta libertà. Dove vanno e cosa fanno, ma soprattutto di quali messaggi si nutrono i nostri “giuggioloni”?
-“Ah mio figlio no! Mio figlio è un bravo ragazzo”- Sì tranquilla ha appena fumato una canna e ne ha passate altre cinque o sei ai suoi amici, non lo sa il giuggiolone che quello è spaccio.
-” Noooo! Ma cosa dice? mia figlia è una ragazza seria, non mi chiede neppure troppi soldi quando esce “- Sì signora, stia tranquilla è su Onlyfans nuda come un serpente, ma ha una maschera così non si riconosce!
Quanti adulti sono consapevoli?
MA LA SCUOLA TUTTO QUESTO LO SA?
Certo che lo sa e sa anche molto di più di quanto solo appena accennato finora. La maggior parte dei docenti entra in classe con pochissimi strumenti e cerca di fare da argine, il problema è che poi fuori dalla scuola c’è uno tsunami.