“Siamo solo piatti spaiati” Libro, progetto o altro?

Si dice che la scuola sia il luogo dove “si imparano cose”, e questo è particolarmente vero quando ci si riferisce agli istituti professionali, dove molte ore sono dedicate alle attività pratiche.
In realtà, la scuola è, in ogni caso, un luogo di relazioni dove si cresce umanamente grazie al confronto tra pari e con gli adulti. Personalmente ho sempre creduto che la relazione con i ragazzi debba venire prima della didattica; senza una buona relazione i contenuti non passano.

Ognuno di noi lascia un “segno” in ogni situazione e in ogni persona che incontra: come docente, mi domando sempre quale sia o possa essere il segno che lascio sui miei alunni, penso sia il mio modo per mettermi costantemente in discussione.

scuolaIn questo tempo “sospeso” di didattica a distanza spesso mi sono chiesta come incidere su di loro, come “lasciare il segno”, senza avvalersi di quella gestualità, e di quegli sguardi che solo in presenza possono essere realmente efficaci perché in parte spontanei e in parte voluti, studiati e calibrati sulla situazione e sul momento.

Cosa fare per andare oltre la lezione di grammatica? Oltre le importantissime ricorrenze della giornata della memoria, violenza sulle donne, l’immigrazione, la mafia? E come andare oltre il solito tormentone: “ragazzi, dovete leggere!”, a cui segue sempre “ma prof, leggere cosa? e poi è noioso, meglio una serie tv”. La mia risposta di solito è: “leggete quello che volete, anche i fumetti, vi mando una lista di libri così potete scegliere quello che vi attira di più”. E ogni volta so bene che quell’invito verrà colto da pochi, pochissimi, perché sono convinta che la lettura richieda una certa “educazione” tutt’altro che facile e lo dice una che ha iniziato a leggere con passione a 30 anni perché, a scuola, è sempre stata un’attività imposta e di conseguenza rifiutata con forza.

In quest’anno di tempo “sospeso” dove tutto è più complicato, si presenta un’occasione che non posso lasciarmi sfuggire. Uno scrittore (ma soprattutto un educatore) che conosco ormai da qualche anno pubblica un cortometraggio del suo libro “Siamo solo piatti spaiati”, lo guardo, mi commuovo, e mando un messaggio via whatsapp “Alessandro, mannaggia a te! Sto piangendo come una fontana davanti ai titoli di coda. E’ bellissimo, credo che lo farò vedere a scuola, ci sono un sacco di spunti, è un gioiello. Grazie”. La sua risposta è immediata: “Stiamo preparando un progetto per la visione nelle scuole con incontro (da remoto, ovviamente) con l’autore/educatore, poi segue la lettura del libro con il docente e infine i ragazzi devono creare il seguito della storia attraverso la scrittura di un capitolo o un video o qualsiasi cosa venga loro in mente. Se ti interessa…”.

E così tutto è cominciato. Il progetto “Siamo solo piatti spaiati” dedicato alle prime classi dell’Enaip Lombardia a Voghera, una scuola che sta formando i futuri chef, pasticceri, operatori di sala, ragazzi che sono animati dal “voler fare”, “voler creare”, ma che si confrontano tutti i giorni con le materie di studio in un anno di relazioni mediate da dispositivi elettronici.enaipfoto

Ogni classe ha visto il cortometraggio e lo ha commentato con l’autore/educatore, i temi emersi sono importanti e investono la loro quotidianità di adolescenti proiettati verso il futuro; abbiamo parlato del pregiudizio, della responsabilità, della scelta, del cambiamento, del disagio, della rabbia, dell’orgoglio, dello stupore, della paura di crescere e di sbagliare; i ragazzi, dopo un comprensibile momento di imbarazzo e difficoltà di introspezione, sono dei fiumi in piena, parlano, si confrontano e quando capiscono che c’è fiducia e non c’è giudizio si esprimono in totale libertà. E’ bello ascoltarli, è bello rivivere attraverso di loro l’adolescenza e comprendere meglio quel tumulto di sensazioni, emozioni, timori che pervadono quell’età.

In questi giorni abbiamo iniziato la lettura del libro a classi unite. Non è facile a distanza! E allora leggo, mi fermo, commento, chiedo…e la magia continua:

dad“Prof, sono sorpreso dal linguaggio in un libro che si legge a scuola!”
“Sorpreso, in che senso? Ti pare strano sentire qualche parolaccia?”
“Sì, no, nel senso che è proprio come parliamo noi!”
“Quindi il tuo commento è positivo?”
“Sì, sì è come se fosse stato scritto da uno di noi!”

“Prof mi piace sentire leggere le storie, io ho problemi di lingua e faccio fatica a leggere da solo, così invece è bello e il libro mi piace molto, fa pensare”

“Prof anch’io a volte faccio come Davide (il protagonista), quando incontro nuove persone le studio, le catalogo”

“Prof, non so come dire, ma sento un po’ di paura…non so…magari di sbagliare senza rendermi conto…”

siamo solo piatti spaiatiQuesti sono solo alcuni dei pensieri che fino ad oggi sono emersi e siamo solo a metà del libro. Sapevo che sarebbe stato un viaggio bellissimo, i ragazzi hanno tanto da dire e poco spazio per esprimersi. Io mi sento molto fortunata perché ho il privilegio di condurli lungo tutto questo viaggio e sono certa che alla fine riusciranno ad esprimere la loro creatività in un qualcosa di unico e prezioso.

Il mio obiettivo? non è solo uno! Eccone alcuni: educare alla lettura, educare alla riflessione, educare all’introspezione, educare alla ricchezza della diversità e…lasciare il segno!

Ah, dimenticavo, lo scrittore (ma è anche un grande educatore) è Alessandro Curti, l’editore (che poi è un’editrice ) è Cinzia Tocci e C1V edizioni e il romanzo è “Siamo solo piatti spaiati”.